5. BREVE «DUDUM SIQUIDEM» DI PAOLO III

PARTE PRIMA SEZIONE PRIMA

EDIZIONE DEI DOCUMENTI PONTIFICI

Traduzione e note di
RENATO GASTALDI
e
COSTANZO CARGNONI

I FRATI CAPPUCCINI. Documenti e Testimonianze del Primo Secolo. A cura di COSTANZO CARGNONI. Roma 1982, 94-97.

5. BREVE «DUDUM SIQUIDEM» DI PAOLO III

Roma, 5 gennaio 1537. – Per porre fine ai gravi contrasti e liti tra osservanti e cappuccini, si ricorda la proibizione del passaggio degli uni agli altri senza licenza scritta dei propri superiori; ai cappuccini viene vietato, sotto pena di scomunica «late sententiae», di trasferirsi nelle regioni ultramontane, fino a un ulteriore provvedimento pontificio.

Fonte: Edito in AM XVI, 498s (423s) e in BC I, 27s. Cf. supra, nota 47.

37 Paolo III papa, ai diletti figli, il vicario generale e i frati dell’Ordine dei minori della congregazione detta dei cappuccini.

1. Non appena apprendemmo che fra voi e i diletti figli, i frati dell’Ordine dei minori detti dell’Osservanza, erano sorti gravi contrasti e liti, noi, volendo opportunamente provvedere che da simili contese e liti, qualora si fossero protratte, non sorgessero scandali, abbiamo stabilito e ordinato, col consiglio di alcuni cardinali di santa romana Chiesa,[1] che nessun professo di detto Ordine dei frati minori dell’Osservanza potesse trasferirsi alle case e ai luoghi dei predetti frati della congregazione dei cappuccini, e, viceversa, che a nessuno, fra i cappuccini, fosse consentito portarsi alle case e ai luoghi dei medesimi frati, detti dell’ Osservanza, senza una speciale licenza scritta dei propri prelati; questo fino a che da noi, nel capitolo generale del predetto Ordine, da celebrarsi in Roma, non fosse stato determinato altrimenti, come si dice più chiaramente nelle lettere emanate in materia sotto forma di «breve»,[2] volendo che nel frattempo ogni cosa rimanesse nella situazione in cui si trovava.

38 2. Poiché siamo venuti a conoscenza, che alcuni professi della vostra congregazione hanno intenzione di trasferirsi nelle regioni ultramontane, nelle quali sin’ora i professi della vostra congregazione mai si erano introdotti, noi, la cui intenzione è, come premesso, che ogni cosa rimanga nella situazione attuale sino al provvedimento che adotteremo in tale capitolo, col quale ci proponiamo di dare ordine e forma a tutte queste cose; per motu proprio e scienza certa, per autorità apostolica, in virtù di santa obbedienza e sotto pena di scomunica latae sententiae ordiniamo, mediante le presenti lettere, di non ardire di trasferirvi nelle regioni ultramontane, né di accettare ivi dei luoghi.

39 3. Ordiniamo a tutti e singoli i venerabili nostri fratelli arcivescovi e vescovi, nonché ai diletti figli abbati, priori e agli altri rettori di chiese, che provvedano essi stessi, o uno di loro, all’osservanza inviolabile della predetta disposizione e ordinanza.

Non permettano che venga attentato alcunché in qualsiasi modo contro il tenore delle presenti lettere, da parte di chicchessia, qualunque sia la dignità, la preminenza e l’autorità di cui è rivestito. Gli oppositori di qualsiasi genere e i ribelli vengano repressi mediante censure, pene ecclesiastiche e altri rimedi giuridici, senza possibilità di appello, ricorrendo pure, se sarà necessario, all’aiuto del braccio secolare.

40 4. Non sono di impedimento a quanto premesso, inoltre, altre costituzioni e ordinanze apostoliche, né privilegi e indulti, lettere apostoliche anche nella forma di «breve», concesse in qualsiasi modo, approvate e confermate; anche se fossero tali che, per la loro deroga fosse richiesta una menzione speciale e indivisibile di esse, e di tutto il loro contenuto, parola per parola, e non fosse sufficiente una qualsiasi menzione o espressione. Neppure è di impedimento qualsiasi altra cosa in contrario.

5. Vogliamo, infine, che alle trascrizioni delle presenti lettere, segnate col sigillo di qualche persona rivestita di una dignità ecclesiastica, e firmate dalla mano di un pubblico notaio, si presti del tutto la stessa fede che si presterebbe agli stessi testi originali, se fossero esibiti o prodotti.

Dato a Roma, presso S. Pietro, sotto l’anello del Pescatore, il 5 gennaio 1537, l’anno terzo del nostro pontificato.


PAULUS PP. III

Dilectis filis vicario generali e fratribus Ordinis minorum congregationis capuccinorum nuncupatae.

1. Dudum siquidem per nos accepto, quod inter vos et inter dilectos filios fratres Ordinis minorum de Observantia nuncupatorum, graves contentiones et lites exortae erant, nos, ne si lites et contentiones huiusmodi diutius duratent, scandala inde provenirent, opportune providere volentes, de consilio nonnullorum sanctae romana Ecclesiae cardinalium statuimus et ordinavimus, quod nullus eiusdem Ordinis frattum minorum de Observantia nuncupatorum professor ad domos et loca dictorum fratrum congregationis capuccinorum nuncupatorum, et e converso nullus dictorum capuccinorum ad domos et loca eorumdem fratrum de Observantia nuncupatorum, absque praelatorum suorum speciali licentia in scriptis habita, done per nos in generali capitulo dicti Ordinis, in hac alma Urbe nostra celebrando, aliud determinatum foret, quovis pretextu se transferre posset, prout in nostris in forma brevis desuper confectis litteris plenius continetur; intendentes interim res omnes in eodem statu, in quo exsistebant, permanere.

2. Cum autem ad nostram notitiam devenerit, nonnullos ex vestrae congregationis professoribus, ad partes ultramontanas, ad quas hactenus nullo modo vest rae congregationis professores penetrarunt, se transferre locaque de novo inibi acceptare intendere: nos, quorum mentis fuit, ut praefertur, usque ad provisionem per nos in capitulo praedicto faciendam, omnia in eo statu quoque manere, intendimus in dicto capitolo omnibus his ordinem et formam dare; motu proprio et ex certa scientia, vois congregationis vestrae huiusmodi, in virtute sanctae oboedientiae et sub excommunicationis latae sententiae poena, per praesentes auctoritate apostolica praecipimus et mandamus, ne, donec per nos in dicto capitulo generali aliud super hoc determinatum fuerit, ad partes ultramontanas huiusmodi vos transferre, aut loca inibi de novo acceptare praesumatis.

3. Mandantes universis et singulis venerabilibus fratribus nostris archiepiscopis et episcopis, necnon dilectis filiis abbatibus, prioribus, ceterisque ecclesiarum rectoribus, quatenus ipsi, vel eorum alter, statutum et ordinationem praedictam inviolabiliter observari faciant. Non permittentes aliquid per quoscumque quacumque dignitate, praeminentia et auctoritate fungentes, contra praesentium tenorem quomodolibet attentari. Contradictores quoslibet et rebelles per censuras et poenas ecclesiasticas et alia opportuna iuris remedia, appellatione

postposita, compescendo, invocato etiam ad hoc, si opus fuerit, auxilio brachii saecularis.

4. Non obstantibus praemissis ac aliis constitutionibus et ordinationibus apostolicis, privilegiis quoque et indultis, ac litteris apostolicis, etiam in forma «brevis», quomodolibet concessis, approbatis et innovatis, etiamsi talia forent, quod pro illorum sufficienti derogatione, de illis eorumque totis tenoribus specialis et individua, ac de verbo ad verbum, non autem per clausulas generales idem importantes, mentio seu quaevis alia expressio habenda foret, ceterisque contrariis quibuscumque.

5. Volumus autem, quod praesentium transumptis sigillo alicuius personae in dignitate ecclesiastica constitutae signatis, et manu alicuicus notarii publici subscriptis, eadem prorsus fides adhibeatur, quae originalibus ipsis adhiberetur, si forent exhibitae, vel ostensae

Datum Romae apud S. Petrum, sub annulo Piscatoris, die V ianuari MDXXXVII, pontificatus nostri anno tertio.

  1. Questi cardinali, che formavano la commissione creata da Paolo III per risolvere il problema dei cappuccini, erano: il card. di S. Croce Francesco Quiñones (†1540), protettore dei francescani, il card. Lorenzo Campeggi (†1539), bolognese, vescovo di Prenestina; il card. Antonio Pucci (†1544) del Quattro Santi Corananti, penitenziere maggiore; il card. Giacomo Simonetta ((†1539), canonista, prefetto della Segnatura di grazia; il veneziano card. Gaspare Contarini ((†1542) e il sense Girolamo Ghinucci ((†1540).
  2. È il breve Regimini universalis Ecclesiae del 4 gennaio 1537, riportato integralmente, anche con le frasi poi cancellate, da Edoardo d’Alençon secondo la minuta conservata in ASV, Arm. 41 vol. 5: Minute dei Brevi di Paolo III, ep. 262, f. 253 (cf. Eduardus Alenc., Tribulationes, 48-51).