PARTE SECONDA
STORIA E CRONACA
SEZIONE PRIMA
DOCUMENTI E TESTIMONIANZE ESTRANEE ALL’ORDINE
(1526-1632)
II
EPISTOLARIO «CAPPUCCINO» DI VITTORIA COLONNA<
(1535 – 1542)
21. VITTORIA COLONNA AL CARDINALE GASPARO CONTARINI (1536)
TESTI E NOTE
a cura di
CONSTANZO CARGNONI
I FRATI CAPPUCCINI. Documenti e Testimonianze del Primo Secolo. A cura di COSTANZO CARGNONI. Roma 1982, II, 214-227.
Introduzione
Era il momento apparentemente piú favorevole al progetto di Vincenzo Lunello († 1549) di riunire i cappuccini e i riformati sotto lo stesso generale degli osservanti. Paolo III sembrava convinto e disposto. E tuttavia, verso maggio del 1536, riuni una commissione di sei cardinali, tre per ciascuna parte, perché esaminassero la questione e presentassero le loro conclusioni. Uno di questi, certamente suggerito dalla marchesa, era il Contarini. A lui essa inviò una lunga lettera, vigorosa apologia della riforma cappuccina, destinata però anche a tutta la commissione cardinalizia: È senz’altro il capolavoro delle lettere «cappuccine» della Colonna, dove «la feminil ignoranzia e il soverchio ardire» si sono espressi in toni di grande efficacia anche letteraria.
Le accuse, mosse ai cappuccini, vengono elencate, esaminate e smontate una dopo l’altra. Sono sei: i cappuccini sono luterani perché predicano la libertà dello spirito; si sono sottomessi ai vescovi locali; sono privi dell’approvazione della Santa Sede; non obbediscono al ministro generale; ricevono religiosi di altre obbedienze; portano un abito piú stranamente diverso dal solito degli altri francescani.
La risposta di V. Colonna è ben sintetizzata da p. Cuthbert che scrive:
«Se predicare la libertà dello spirito è eresia, san Francesco stesso fu un eresiarca, perché egli insegnò ai suoi discepoli di osservare il santo Vangelo dove ripetutamente si dice che è lo spirito che dà vita etc. Si deve guardare alla vita di questi frati ed osservare la loro umiltà e ubbidienza, la loro povertà e carità, la loro instancabile operosità, se si vuole conoscerli bene. Circa la loro soggezione ai vescovi, non è questo un ordinamento conforme alla mente di san Francesco che, ancora vivente, la richiedeva ai suoi frati? E non è risaputo da tutti che in ogni città e diocesi sorgono scandali e discussioni tutti i giorni a causa di religiosi disubbidienti ai prelati? Si dice che i cappuccini non banno un documento di approvazione dalla Santa Sede; ma non hanno essi la bolla di Clemente VII e altre lettere, compresa quella recente del regnante pontefice che conferma l’elezione del presente vicario generale? Oltre ciò, hanno le miracolose Scritture che sono le loro ferventissime opere e portano nelle loró anime la bolla delle piaghe di Cristo e i brevi delle stimmate di san Francesco, confermati dalle benedizioni che ogni giorno ricevono dalla santità di nostro signore. Essi accettano tutte quelle dichiarazioni che li obbligano ad una stretta osservanza della Regola, ma hanno rinunciato e rinunciano a quelle che la rilassano.
Rispondendo all’accusa che i cappuccini rifiutano ubbidienza al ministro generale e che ammettono osservanti nella loro congregazione, scandalizzando il popolo, Vittoria s’attiene alla stessa liena di argomenti seguita nella lettera a Paolo III (cf. doc. 18). Riguardo al mutamento dell’abito, nella sua risposta fa capolino una punta di sarcasmo. Perché, ella domanda, tanto clamore intorno all’abito portato dal gran santo, quando si vedono mille foggie indecenti di vestire e mille varietà di abiti usati da religiosi? E perché dovrebbero i cappuccini cambiare l’ubbidienza in cui vivono da dieci anni con somma perfezione per soddisfare l’ambizione di coloro ai quali ha fatto e fa tanto danno il generalato?
La lettera termina con una appassionata perorazione, chiedendo che il cardinale non distrugga i cappuccini che già hanno troppo sofferto a causa del card. di Santa Croce (Quiñones) e del ministro generale. Pensino costoro alla propria riforma e lascino in pace i cappuccini. Ora che i cardinali, a cui ella scrive, sono meglio informati, non troveranno scusa davanti a Dio, se si lasceranno forviare dai riguardi umani, giacché Cristo non si vergognò di morire per noi».
L’effetto di questa lettera fu decisivo per la sostanza della contesa. Il 25 agosto Paolo III pubblicava la bolla Exponi vobis (cf. nn. 21-36), in cui confermava ed estendeva i privilegi concessi da Clemente VII nella Religionis zelus e di nuovo metteva i cappuccini sotto la giurisdizione del maestro generale dei conventuali, sottraendoli cosí definitivamente alla giurisdizione degli osservanti.
Nella lettera al Contarini si toccano alcuni temi che invece non erano stati accennati in quella a Paolo III. Innanzitutto l’accusa di eresia, poi la loro sottomissione ai vescovi a scapito dell’esenzione e infine la mancanza di adeguati documenti che attestino l’autenticità della loro riforma. La risposta di V. Colonna, «di pretta ispirazione ochiniana», direbbe B. Nicolini, è forse la pagina piú bella e ispirata della marchesa e una delle piú profonde spiegazioni dello spirito e della vita cappuccina delle origini.
Fonte: ASV, Concilio di Trento, vol. 37, f. 175x-181r (antica paginazione 170г-176x); edizioni: B. Fontana, Documenti vaticani cit., 16-25 (estr.); V. Colonna, Carteggio, 110-122; n. LXXI; E. d’Alençon, Tribulationes, 31-36; P. Tacchi Venturi, V. Colonna.., in CF 1 (1931) 44-53; Benedetto da Alatri, Vigorosa apologia. Lettera di V.C. al card. Contarini, in IF 22 (1947) 107-112. Nonostante queste numerose edizioni, una revisione del testo sull’originale vaticano ci ha permesso di correggere alcuni errori di lettura, anche significativi.
21. VITTORIA COLONNA AL CARDINALE GASPARO CONTARINI (1536)
Reverendissime domine.[1]
2020 La devozion che ho al glorioso san Francesco, il stimolo de la conscienza, con la fede che mi causa la bontà della signoria vostra,[2] me rendono secura che non attribueranno il mio scrivere ad prosumpzion, ma ad devozione, non ad temerità, ma ad zelo de la verità. E quanto la feminil ignoranzia e soverchio ardir mi toglie di credito, tanto la raggione e il solo interesse cristiano, qual me move, mi presta d’autorità.
[«La perfectissima vita di septecento frati»]
2021 Pensava, reverendissimo signore,[3] che le cose dece anni per opere provate non bisognasse provarle ogni giorno con parole: ché, come il Signor nostro dice: Ipsa opera quae ego facio, testimonium perbibent de me.[4] Onde la perfectissima vita di septecento frati,[5] veri mendicanti, laudata ormai da tutte le città di Italia, non ne fusse in dubio persona alcuna; e quelle maxime che son piú de cinque anni che dicevano che volevano ancor vedere un altro anno come questa sancta reforma sequisse. E con questo colore ferno chiudere la porta, che i frati de la Observanzia non possesser venirve, con dir che quelli se reformariano, e questi non potrian suquire. E cossí, quando con la porta aperta e quando chiusa,[6] han sempre dato ad intendere che la Observanzia se reformaria. E, come chiaramente se vede, quella se è continuo allargata, e questa è continuo augmentata in ordine, in spirito, in numero di perfectissimi e doctissimi patri,[7] sí che le signorie vostre reverendissime deveriano ormai essere securi che è opera di Cristo. E li loro sancti capitoli con un reverendissimo cardinale, e del primo ordine,[8] oltra l’altre sue degne qualità, che ne fa fede, l’infiniti lor bon exempi, le umili e docte predicazioni, non li fussero cagione di rinovar li affanni. Per donde se cognosce che alcuni [175v], non per ignoranzia del vero, ma per dolor del vero, cerca fatigarli e far credere che siano in dissenzione, odio ed errori. Ma al fine questo oro nel foco s’affina e le legna delle loro insidie se consumano.
[Opposizioni e accuse ai cappuccini]
2022 Molte cose m’han dicto che l’oppongano, che, ponendosi Cristo e san Francesco dinante, sarranno resolute.
Prima, che paiono luterani, perché predicano la libertà del spirito; che se son subgiugati alli Ordinari delle terre; che non han scripture; che non obediscano allo Generalissimo; che portano differente l’abito; e che acceptano li frati de la Observanzia.[9]
a) [«Paiono luterani, perché predicano la libertà del spirito»]
Circa al primo se responde che, si san Francesco fu eretico, li soi imitatori son luterani. E si predicar la libertà del spirito sopra li vizi, ma subgietto ad ogni ordinazion della sancta Chiesa, se chiama errore, sarria ancora errore observare lo Evangelio che dice in tanti lochi: Spiritus est qui vivificat,[10] etc. Oltra che apertamente dimostrano che non li han inteso predicare questi che lo dicano;[11] che si li intendessino, praticassino un poco con loro, intendessino la loro umiltà, obedienzia, povertà, vita, exempi, costumi e carità, li sarriano tanto devoti, che piangeriano d’averli fatti venire quattro cento miglia senza nisciuna necessità, e farli andare ogni giorno per tribunali fatigando, solo per posser in pace observare la loro povertà. [176r]
b) [«Se son subgiugati alli Ordinari delle terre»]
2023 Al secondo, di subgiucarse alli Ordinari, se responde che non se fe’ mai piú umile e piú cristiana opera di questa. Che ancor bastasse dire che chi biasma questa ordinazione viene contra la mente di san Francesco, il qual ad suo tempo puose questo medesmo in observanzia.[12] E però epsi, como quelli che non mirano in altro che redurse alla purità de la Regola e mera intenzion del suo autore, non in li cantoni privatamente, ma nel capitolo publico ultimamente da lor celebrato, hanno non innovato questo articolo, ma essendo stato corropto da altri, restauratolo e reductolo a la prima observanzia.[13] Ché sottoponendose primo alla sanctità di nostro signor, come ad capo, se vogliono stare alla obedienzia de li prelati, lo fanno come ad membri di tal capo. Ed è molta piú umiltà e devozione di colloro che amano e observano e vogliono esser sottoposti al capo con tutte le membra, che di colloro che vogliano e dicano altrimente; vedendose maxime il scandalo che seque, e de la ruina delle anime da questa dissenzione e altercazione che sequita tutto il giorno ne le città e diocesi. Di che sento parlare con signori che ne hanno vera experienzia.[14]
c) [«Non han scripture»]
2024 Circa le scripture se responde che quante ne sonno expedite in l’Ordine di san Francesco in tanti anni, cioè quelle che strengono e che son fundate sopra l’observanzia e la Regola, tutte sono dirette ad questi patri, come quelli che se sforzano, quanto è possinile, puramente observarle. Oltra che hanno la copia autentica de la bolla concessa ad questa congregazione per la sancta memoria di Clemente,[15] qual non deve servire [176v] ad particulari, come molte scripture di papi passati determinano. Ce son, de piú, li brevi che confirmano lo capitolo e lo presente vicario; e altri brevi.[16] Benché le miracolose scripture ch’hanno sonno le ferventissime opere che denotano ciascun d’epsi e tutti insiemi avere la bulla de le piaghe di Cristo nel core, e li brevi delle stigmate di san Francesco ne la mente, confirmate da infinite benediczioni, che ogni giorno hanno avuto e hanno de la sanctità di nostro signore. E acceptano tutte quelle scripture che li ponno stringere a l’observanzia della loro Regola; e quelle che in alcun modo la allargano, tutte l’han renunciate e renunciano.[17]
d) [«Non obediscano allo Generalissimo»]
2025 In quanto che non obediscano al Generalissimo, se responde che se vede, se prova, se sappe che la religion de la Observanzia have bisogno di reforma; e in tre loro capitoli generali hanno concluso reformarse, e poi non l’han fatto, né possuto fare. Immo in li capitoli provinciali poi han guasto, e dalla radice funnitus extirpato ogni principio di reformazione. C’è sopra di ciò una bulla de la sancta memoria di Clemente[18] che ce l’ordina, e doi brevi de la sanctità di nostro signor, l’uno impetrato da loro, l’altro da questi.[19] Sí che chiarissimamente hanno bisogno di reformazione. E perché tutte le reforme fatte tra loro son guaste, e questa sola, che non li è subgetta, augmenta, bisogna che stia separata. Che, come le signorie vostre reverendissime sanno,[20] quelli che odiano la reforma in se stessi, l’odiano ancora ne li altri, perché pare che quel bianco scuopra [177r] piú il negro loro. E questa è la potissima causa di tanta persecuzione ad costoro.
Or se non la ponno comportare absenti, como la potrian comportar presenti? Anzi li pigliano ad consumar di sorte che, o bisogna che se ne fugano, o concorrano con gli atri, exclamando solo ad Dio qual per sua pietà l’intende. E il reverendissimo Sancta Croce sa[21] quanto exclamava luy che la religion se reformasse; e non so in che modo adesso voglia guastare, impedire e ruinare quella opra, che se pò dire che sua reverendissima signoria ne dette occasione; maxime sapendo che da tanti anni in qua sempre se sonno allargati,[22] como da quel che se vede publico nello abito, nelle cerimonie, nelle fabriche, nelle musiche, nelli testamenti che acceptano, nel conservar che fanno, nel modo di essere proprietari coloritamente, se pò intendere quel che per onestà se tace. Ma son cose contrarie ad ogni reforma, qual ancor che con molto dispiacere loro, per onor de Dio e zelo de la verità, le diranno loro alle signorie vostre reverendissime.
2026 Oltra, che lo general, ad chi questi obediscano, è il primo di san Francesco. Se loro obtennero mutazione al loro proposito, per non avere contradiczione al largo vivere, questi ancora, per posser vivere stretto e in pace, hanno obtenuto altro. Non perché questo general sia meglio di quello, ma perché questo non li impedisce, non se ne impaccia e non li odia. Maxime che se vede quanto questo sancto generalato l’ha offesi e l’offende; e quella ambizione li è cagione d’ogni male. E prima andariano per le selve questi poveri patri, che arrisicarse [177v] alla certa roina loro. E se cognosce che non è per poca umiltà che se subgiugano ad tutto il mondo,[23] ma per non esser impediti, né revolti da sí sancto proposito. Immo penso che sia obligato ogni buono, e tanto piú sua sanctità e le signorie vostre reverendissime favorirli, defenderli e proibir ogni cosa che in ciò li fosse suspetta, non che contraria, acciò che quel ch’han promesso ad Dio e ad san Francesco, senza timore se possa securamente observare. Che pare una disputa di ambizione che vogliano sian subgetti immediate per ruinarse, e non mediate, como stanno, per substinerse.
e) [«Acceptano li frati de la Observanzia»]
2027 In quanto al recevere di frati, che è quelo unde, a mio giudicio, orta est haec tempestas,[24] ciò è voler chiudere piú che Dio non vole questa porta, oltra ce siano molte cause, che mi pongono gran paura[25] che chi lo fa dispiaccia a Dio, dovendose recordare di quel dicto del Signore: Vae vobis qui clauditis regnum cœlorum,[26] ce son tanti oblighi che tenemo tutti di aiutare, spronare e infiammare li omini a la via de Dio, e le religioni alla professione loro, che deveriano andar pregando frate per frate, e secular per seculare che se reformasse… Né posso intendere perché san Francesco debbia aver minor sorte che gli altri sancti in questa corte. Come le reverendissime signorie vostre sapeno, nell’Ordine di san Benedicto son circa diece reforme,[27] tutte separate, immo se vestono bianchi per piú [178r] separarse dal negro; ed è necessario ogni modo rarse dal negro; ed è necessario ogni modo di separazione. Sancto Augustino e tutte le religioni hanno fatto reforma. Or che maraveglia è che san Francesco vogli che doi volte se siano reformati li soi, l’una prima mediocremente, quest’altra perfectamente;[28] e che ‘l suo sancto abito, la sua evangelica Regola sine glosa se observi ad tempi nostri; e che ne abbia exclusa ogni prosumpzione di fundatore e di frasche. Che benché fusse un fra Matteo, sanctissimo uomo, che cominciò questa reforma, il quale vive ogge e sta tra questi patri,[29] e non curando di ambizione, andava predicando quando se fece la bolla de la sancta memoria di Clemente, pur dico che san Francesco è il fundator lui, né questi hanno altra guida, né caminano con altro lume.[30]
2028 Sanno le signorie vostre reverendissime quanto mons. Sancta Croce se fa cavaliero sopra il scandalo che vol dare ad intendere che nasca dalla reformazione di questi poverelli. Non è piú che quanto lo figura e ingrandisce lui. Immo è summa edificazione e utilità di tutta la religion di san Francesco; e alli doi terzi di frati observanti, non vo dir piú, che potria dirlo, dispiace la persecuzion che ad questi se dà. Anzi ogni dí scriveno con grandissima istanzia che preghino Dio che possano liberamente andare ad reformarse; e per amor di Dio li pregano che resistano alle persecuzioni, che insistano per la fraterna carità ad aiutarli; perché ad lor è proibito lo parlar, bisogna che in secreto scrivano.[31] Immo le carceri, le croci, le minacci son tali, che li convien [178v] monstrarse nemici di cappocini e de la vera observanzia di quel che ad Dio han promesso. E si le signorie vostre reverendissime fusseno nel core di costoro, che sanno che pena fu la loro mentre lí vixero, aspectando oportunità di andar ad questa reforma, che non ce è nisciun d’epsi che non abbi espectato diece, dodeci e venti anni, con speranza che là se riformassero, li avrian compassione, quando recevono.
E s’il reverendissimo protectore e diece che governano, la pigliassino per un altro verso, non ce sarria mai stata parola, maxime si dicessino: «Questi son nostri fratelli, del medesmo patre figlioli,[32] hanno piú austerità,[33] Dio li inspira e dà forza di observare quella rigidità, che prima se ordinò; non vogliamo impedire quelli che vogliono sequirli, immo godiamo di vedere la nostra Regola ne la prima purità; e noi ad poco ad poco ce andaremo reducendo almeno alle glose de la Regola». Starriano quieti e contenti tutti, perché tra la religion di san Francesco sarria bonus, melior, optimus. E si pur non possano redure l’altre ad quel che conviene, almen non offenda questa che è la piú perfecta, che pareria indizio di poca voluntà al servizio de Dio, al vivere cristiano, purità, evangelica e serafica Regola. E non se chiame damno quel che è chiaro guadagno a la Chiesa de Dio.
2029 Se quelli che l’Observanzia vengono ad questa stretteza, vanno per certo pur ad san Francesco. Che perdita nasce di questo ad Dio, ad sua sanctità e a l’Ordine? O son buoni, o son tristi questi che vanno a reformarse. Si son buoni, è segno evidente che fra epsi non ponno observar bene la Regola loro. Se son tristi, déveno avere caro di purgare di questa feccia la loro obeservanzia. [179r] O vengono per spirto, o vengono per sdegno. Si per spirto, è grandissimo e mortal peccato ad impedirli. Si per sdegno, felicissimo sdegno che poi li fa sí perfectamente vivere, come se vede. Benché questa è falsa obieczione, né è da credere che per fugire una disciplina piglieno una perpetua penitenzia; e una ambizione di non avere uno officio (como dicano), vadino a perdere per sempre ogni grandeza di officio e di ambizione.
Né comanda san Francesco che con carceri, morti e suplizi se sostegna la sua Regola, ma con umiltà, povertà e carità. Chi recusa l’obedienzia per carità ha sí poco amore, che non andarà ove non è altro che amore e carità; maxime che hanno milli modi da fugirla, come se vede, che ogni anno ne escano da quattrocento per altri abiti che per quelli di san Francesco. Onde se cognosce che non duole l’andare di frati alla perfezione, ma la pena di non dare ad intendere di essere i primi a la strecteza, como han fato da molti anni in qua causa questo rumore. Ma Dio non vole che quell’argento non se scuopra ormai da questo oro; e che per venti frati, che hanno questa fantasia, se consenta che tante centenara di persone ogni giorno inganneno Dio, la professione, il voto che fanno e tutto il mondo; che la maior parte de la religion se ne duole. E quasi in tutte le città, quando vedeno l’une e l’altre scripture, dicono ad quelli de l’Observanzia che consideraranno la cosa, e ad cappoccini [179v] che vadino ad vestirli.
Sí che non so perché con argomenti umani se guastino li divini, con nove leggi se rompeno l’antique e sancte constituzioni de la Chiesa, che permettano il restrengerse ad qualunca persona regolare, e la optima intenzion di nostro signore, che cardinale li defese,[34] e papa li duole del fastidio che in ciò li danno. Di modo che si se chiude novamente, è roina di tutti buoni. Meglio è dunque determinare con la ragione, con Cristo, con Paulo, con le leggi, che indivinare col nostro giudizio.
f) [I cappuccini «crescono in numero e perfeczione»]
2030 Nel stato in che questi se ritrovano, se vede il mirabile utile che fanno, e quanto crescano in numero e perfezione. Io non so como le signorie vostre reverendissime non tremano ad mettere la mano in cambiare una minima cosa del vivere ed essere loro. Questi non domandano grandeza, non vogliono essere ricchi; solo per amore de le piaghe di Cristo e de le stigmate del patre loro, pregano che siano lassati stare ne la pacifica quiete de Dio e vera observanzia de la Regola loro. E certo da questo molestarli ogni dí, nascono tre inconvenienti grandissimi: primo, il favorire, fomentare e notrire li relaxati nel stato e largheza loro e farli parere invidi, superbi, ambiziosi e privi di carità e di ragione. Secundo, il male odore che se manda [180r] in tutte le città de Italia e fuor de Italia, ove ormai son noti questi,[35] [che] abbia tanta repugnanzia l’optima vita loro; perché ciascuno vede le bone opre loro, ma non ogniuno intende qualche syreneo canto che li offende. Terzio, perché si non se ne parlasse piú, quelli, per non cadere, se emendariano ad poco ad poco; e questi, per mantenerse, ne acceptariano pochissimi e tutti ferventi, como già in questo capitolo hanno expressamente ordinato.[36]
Sí che per lo amor di Dio e del officio de le signorie vostre reverendissime vogliano aiutarli. E sappiamo che bisognaria conversare con l’angioli, per observare questa sancta Regola. Como ponno adunque esser tutti rubi incombusti, che stiano nel foco senza brusciare? E si non fusse voluntà de Dio che cossí simplicimente se observasse, né quel gran sancto l’avria fatta, né quel bon papa l’avria approbata, né tante volte se saria reformata. Immo quando il papa primamente l’approbò, ce fu qualche repungnanzia di cardinali; e un cardinal spirato da Dio disse: «Si vostra sanctità non approba questa Regola, bisogna negar lo Evangelio di Cristo, ove è fundata».[37] Or quanto infinito ben fece quella sola parola, parlando di cosa dubia futura; e quanto infinitissimo ne potran fare la parole de le signorie vostre reverendissime, lodando questa reforma, già diece anni ordinata, conservata e cresciuta.
Questa è la vera vocazione ove son [180v] chiamati tutti li frati di san Francesco. Queste ferventi predicazioni ponno fare utile a la Chiesa de Dio.[38] Sí che io non credo che Dio permetta questa impropria tribulazione, sí non perché il lume loro penetre piú l’interni occhi de le signorie vostre reverendissime, e ne facciano capaci li altri, acciò che in pace preghino per sua sanctità e per le reverendissime signorie vostre, e non abino occasione di andare exclamando e piangendo ad Dio e a sua sanctità di questo torto; né si dia occasione d’allegreza ad tanti eretici che ce sonno; che se vede oge il mondo come sta, e ad quante cose se deve attendere. E questo solo nerbo de la fede di Cristo, del servizio di sua sanctità e de la Chiesa se vole romprere o attenuare, cosa extremamente da fugire a la prudenzia de le signorie vostre reverendissime.
g) [«Portano differente l’abito»]
2031 Circa l’abito,[39] me par sí impropria querela, che non ce convenga resposta. Oimé! Se comportano milli abiti lascivi, se consenteno mille varietà alle religioni, fundate senza proposito; se comporta che per parer un ghelfo,[40] l’altro ghebellino, portino li pennacchi contra la scomunica; e questi non ponno renovar l’abito del glorioso patre loro, qual, per mostrarsi sí despetto e povero, al mondo dà grandissima devozione. Immo non ce è frate devoto che sotto quel capuccio non comporti ogni fatica, pensando chi li portò, e li serve per una [181r] cellina, ove ponno sempre meditar li affanni loro. E non senza causa qual gran santo lo portò, e poi de lui sexanta anni; el che l’imagini, sigillo, reliquie e pinture chiaro demostrano.[41]
Or che proposito ce è cambiar l’obbedienzia, ove diece anni sono stati con summa perfezzione questi, per satisfare l’ambizion de quelli a’ quali se sa el danno che li ha fatto e fa el generalato? Che convenienzia vole che se manchi alla legge, antiche costituzione, alla carità e alla ragione de questi, perché se tema el disturbo mondano circa l’intrare a stregnersi? E che consienzia pate che se toglia la devozione de l’abito a questi per la passion de quelli?
Signor mio reverendissimo, non li ruinano capucini, immo li edificano. Li ha fatto danno el cardinalato proteptore, el generalato magiore; e delle pecunie e delle indulgenzie el favore. Attendano a levar le loro superfluità e gli errori, e lasseno in pace questi poverelli! E vostra signoria, che piú el cognosce, non serrà scusato innanzi a Dio, se i respetti umani l’intepediscono, ché Cristo non ebbe respetto a morir per noi.[42]
Serva di vostra signoria reverendissima
La Marchesa de Pescara.
[a tergo]: Al reverendissimo monsignor mio Contarino. So ben non bisognava mandarla a vostra signoria, ma per amor de Cristo abia patienzia de legerla quando potrà.[43]
- La lettera iniziava con Reverendissimi Domini, segno che era rivolta a tutti i cardinali della commissione. Inviandola al Contarini, l’intestazione venne corretta al singolare, anche se, qua e là nel testo, riaffiora la primitiva forma plurale. La scrittura è di mano del segretario della marchesa eccetto alla fine, come si dirà. ↑
- Prima era scritto: delle Signorie Vostre. ↑
- Anche qui prima era scritto: Rev.mi Signori. ↑
- Gv 5,36. ↑
- Quindi i seguaci della riforma cappuccina erano allora già 700. ↑
- Si allude ai diversi brevi di Paolo III che proibivano il passaggio degli osservanti ai capuccini: Accepimus (18 dic. 1534), Nuper accepto (12 gen. 1535), Pastoralis officii (14 ag. 1535) e Dudum postquam (16 ag.1535), quest’ultimo che poneva la scadenza di due mesi per aprire i conventi di ritiro, altrimenti veniva tolta la proibizione di passare ai cappuccini. ↑
- È il grande afflusso di quei valenti e dotti padri osservanti, quali Bernardino d’Asti, Francesco da Jesi, Giovanni da Fano, Francesco Tittelmans, Eusebio d’Ancona, Giuseppe da Ferno e, naturalmente, Bernardino Ochino, avvenuto nel 1534. ↑
- E. d’Alençon è del parere che questa lettera della Colonna sia stata scritta prima della bolla del 25 agosto 1536. Quindi qui si alluderebbe al capitolo generale celebrato a Roma-S. Eufemia in novembre 1535, come si ricava dal breve di Paolo III Cum sicut del 29 aprile 1536, che conferma l’elezione di Bernardino d’Asti. Non risulta però che vi sia stato presente un cardinale, mentre è documentato dal segretario del capitolo, Francesco da Cannobio, che nella seconda metà di settembre 1536, rifatto il ca-pitolo, era presente come rappresentante del papa il card. di Trani Gian Domenico De Cupis (cf. AO 43 [1927] 285). ↑
- È lo schema degli argomenti trattat nella lettera, anche se il tema dell’abito vier poi spostato alla fine della trattazione e viene scritto di mano della marchesa stessa. ↑
- Gv 6,64. ↑
- Affiorano in questo passo, probabilmente, le accuse di eresia mosse da alcuni teatini all’Ochino durante la sua predicazione quaresimale a Napoli nella chiesa di S. Giovanni Maggiore, Bisogna tuttavia riconoscere che questa accusa, generalizzata dagli avversari, non era priva di fondamento, almeno per alcuni di quei primi predicatori cappuccini che poi si rivelarono tali dopo l’apostasia dell’Ochino. Si sa, del resto, ancora che tra i primi cappuccini, come in parte si ricava anche dalla loro letteratura spirituale, c’era una forte tendenza ad un misticismo sulla scia di quello di Bartolomeo Cordoni e ad un accentuato spiritualismo con molte venature dell’antico spiritualismo francescano. ↑
- S. Francesco voleva che i frati fossero soggetti al clero e ai vescovi. Cf. T. Szabó, Chiesa, in Diz. Franc., Padova 1983, 185-218, per diverse citazioni di testi delle fonti francescane. ↑
- Nel capitolo di novembre 1535, dove Bernardino d’Asti coi suoi definitori e altri padri hanno redatto le costituzioni, e poi approvate ufficialmente nel successivo capitolo di sett. 1536. In esse al n. 8 si rinuncia ad ogni privilegio e all’esenzione nella Chiesa (cf. n. 158). ↑
- L’esenzione dei religiosi è stata nella storia, come si sa, non raramente occasione di controversie col clero diocesano. Ma san Francesco e i primi cappuccini avevano individuato i contenuti teologici e carismatici dell’esenzione dei religiosi: la Chiesa particolare è parte costitutiva della Chiesa universale ed è insieme parte realizzatrice della stessa universalità o cattolicità, della sua unità e centralità suprema. ↑
- È la Religionis zelus del 3 luglio 1528. ↑
- Si riferisce, in particolare, al breve Cum sicut nobis del 29 aprile 1536. ↑
- Cf. il n. 11 delle Cost. del 1536 e ciò che afferma Giovanni da Fano nel suo Dialogo emendato, con parole che sembrano riassumere tutti questi pensieri di V. Colonna (cf. nn. 161 e 579-581). ↑
- È la bolla In suprema del 16 nov. 1532 per i riformati. ↑
- I brevi sono: Accepimus (18 dic. 1534), ottenuto dagli osservanti; Nuper accepto (12 gen. 1535) ottenuto dai cappuccini. ↑
- Prima era scritto: sapeno, poi corretto in sanno. ↑
- Era scritto sape, poi corretto in sa. ↑
- Aveva scritto ampliatio, ma poi cancella e aggiunge sopra la linea, allargati. ↑
- È una frase delle Cost. del 1536, n. 7, dove si dice che il cappuccino nella Chiesa deve «star ne l’ultimo loco»; e al n. 9, dove lo si esorta a obbedire anche « a ogni creatura » (cf. nn. 157 e 159). ↑
- Adattamento delle parole di Giona profeta: Gn 1, 12. ↑
- Prima era scritto: pagura, poi corretto. ↑
- Mt 23,13. ↑
- Per essere esatti le riforme benedettine fino al tempo in cui la marchesa scriveva questa lettera, erano state ben tredici: Cluny, i Cavensi, Camaldolesi, Vallombrosani, Cistercensi, Pulsanensi, Verginiani, Florensi, Silvestrini, Celestini, Olivetani, Cassinesi e Camaldolesi di Monte Corona, ultima riforma tra i benedettini, contemporanea ai cappuccino. ↑
- Qui fa capolino l’idea, poi raccolta dai cronisti cappuccini, che la riforma cappuccina è «l’ultima e piú perfetta». ↑
- L’annotatore del BC asserisce che Matteo da Bascio vi sta in spirito, benché lontano col corpo. Ma nel 1536 egli non era ancora uscito dall’obbedienza dell’Ordine cappuccino. ↑
- Matteo da Bascio, quindi, da queste affermazioni della marchesa, è lodato come iniziatore della riforma, ma non come fondatore, che per i primi cappuccini è stato spiritualmente san Francesco. La bolla di ap-provazione, del resto, non era stata ottenuta da Matteo, ma dal Tenaglia. Essendo quest’ultimo uscito dall’Ordine proprio allora, non restava che affidare allo spirito di san Francesco la forza del carisma di fondazione della riforma. ↑
- Frasi verissime come possono testimoniare anche le lettere di Bonaventura De Centi e di Giovanni da Fano qui riportate (cf. sopra, doc. 3-5). ↑
- Questione che piú tardi Urbano VIII dovrà risolvere con il breve Salvatoris et Domini nostri (28 giugno 1627) attestante che i cappuccini sono veri e legittimi figli di san Francesco (cf. sopra, nn. 75-80). ↑
- È scritto austorità e potrebbe anche leggersi autorità; ma tutti vi han letto austerità. ↑
- È una notizia poco nota agli storici, né si conosce concretamente il ruolo svolto a favore dei cappuccini dal card. Farnese. ↑
- La parola questi è un’aggiunta autografa della marchesa al margine destro. ↑
- È un riferimento preciso al n. 12 con cui ha inizio il cap. 2° delle costituzioni del 1536 (cf. n. 162). ↑
- Richiama ai cardinali le difficoltà che il propositum, la Regola di san Francesco presentata a Innocenzo III, trovò allora nel sacro collegio. ↑
- È bene espressa una delle caratteristiche, la piú evidente, della predicazione cappuccina, tutta fervore. Del resto Colonna l’aveva ben sperimentata in Ochino. ↑
- Tutto questo ultimo brano della lettera è autografo nervoso di V. Colonna. ↑
- Aveva iniziato a scrivere angioi[no], poi cancellato. ↑
- È una sintesi delle argomentazioni cappuccine apologetiche del proprio abito come ritorno al vero abito di san Francesco, segno di spirito rinnovato. Cf. Memoriale intorno alla forma dell’abito (cf. nn. 1104-1107); vedi anche in Lexicon cap., 715-17 (= Наbitus minoriticus). ↑
- Si noti la centralità di Cristo crocifisso nella spiritualità della marchesa per evidente influsso della predicazione dell’Ochino e anche della spiritualità cappuccina. ↑
- Si legge ancora, di mano coeva del raccoglitore: La Signora Marchesa di Pescara. Scapucini 36. Altra mano aggiunge: Lettere di diversi al Cardinale Contarini 1536, indicando poi i fogli 31, 38 e 39 del codice. ↑