4. BOLLA «EXPONI NOBIS» DI PAOLO III

PARTE PRIMA SEZIONE PRIMA

EDIZIONE DEI DOCUMENTI PONTIFICI

Traduzione e note di
RENATO GASTALDI
e
COSTANZO CARGNONI

I FRATI CAPPUCCINI. Documenti e Testimonianze del Primo Secolo. A cura di COSTANZO CARGNONI. Roma 1982, 80-93.

4. BOLLA «EXPONI NOBIS» DI PAOLO III

Roma, 25 agosto 1536. – Si conferma la bolla Religionis zelus, e si trasferisce nella persona del vicario generale Bernardino d’Asti e dei suoi successori quanto nella predetta bolla era stato concesso a Ludovico da Fossombrone; si ordina che i vicari generali dell’Ordine siano confermati entro tre giorni dal maestro generale dei conventuali, la cui giurisdizione e obblighi sull’Ordine cappuccino vengono definiti e limitati. Per il conferimento di una plenaria autorità e potestà di regime da parte del predetto ministro ai vicari generali e provinciali, questi sono dei veri e propri superiori, ai quali i frati sono tenuti a obbedire in virtù del precetto della Regola. Si danno varie norme di regime interno, e si proibisce, sotto pena di scomunica, di portare l’abito cappuccino a chi non sarà sotto l’obbedienza del vicario generale dell’Ordine.

Fonte: AGO, QA 221, n. 260, transunto autentico del 22 ottobre 1537. Cf. AC I, 221-225; AM XVI, 471-475 (408-411); BC I, 18-20; BR VI, 229-235.

21 Paolo vescovo, servo dei servi di Dio, a perpetua memoria del fatto.

1. Recentemente i diletti figli, l’attuale vicario e i frati dell’Ordine dei minori, detti cappuccini, ci hanno fatto sapere che, quando a papa Clemente nostro predecessore, di felice memoria, venne esposto da parte di alcuni frati, allora nominati dell’Ordine dei minori, che essi desideravano, per la salvezza della propria anima e la gloria di Dio, condurre vita eremitica e osservare la Regola del beato Francesco quanto lo consentiva la fragilità umana, il diletto figlio maestro provinciale dell’Ordine dei minori, detti conventuali, della provincia della Marca di Ancona, concesse loro di accedere alla curia romana e di chiedere e impetrare dallo stesso Clemente, predecessore, e dalla Sede Apostolica qualsiasi concessione, a salvezza della propria anima e a gloria di Dio; e il cardinale prete Andrea di onorata memoria, del titolo, quando viveva, di Santa Prisca e protettore, in vita, di detto Ordine, acconsentì loro di fare una tale supplica, purché fossero tenuti a presentare ogni anno uno della loro comunità al maestro provinciale di tali frati detti conventuali, del luogo dove abitavano, o al capitolo, a nome di tutti e in segno di sottomissione, e che detto maestro, se gli fosse parso opportuno, li visitasse una sola volta ogni anno e non più, e se avesse riscontrato che non osservavano la Regola, li ammonisse e costringesse nei debiti modi ad osservarla nel modo più perfetto.

22 2. Oltre a questo però, detto maestro non avrebbe potuto né trasferirli da luogo a luogo, né ingiungere loro o esigere altro da essi, ma avrebbe dovuto piuttosto proteggerli e difendere, affinché attendessero a servire in pace l’Altissimo, come si dice sia contenuto più diffusamente nelle relative lettere patenti del cardinale protettore e del maestro provinciale.[1]

23 3. Lo stesso Clemente nostro predecessore, ritenendo evidenti sia le lettere predette sia il contenuto, favorevole alle suppliche di tali frati in quella materia, concesse loro con sue lettere, sia «sub plumbo» che in forma di «breve», la facoltà, come in esse è espresso molto chiaramente, di condurre vita eremitica secondo la Regola predetta, di vestire un abito col cappuccio quadrato, di ammettere nella loro comunità sia chierici e sacerdoti secolari sia laici, di portare la barba tanto loro quanto quelli che, come premesso, vi sarebbero stati ammessi, di ritirarsi negli eremi o in qualsiasi altro luogo col consenso dei signori di tali luoghi, di abitare in essi e di condurvi vita austera ed eremitica, di mendicare in qualsiasi luogo, di usare possedere e godere aeque principaliter, liberamente e lecitamente, tutti e singoli i privilegi, indulti e grazie concessi fino a quel momento, o elargiti in futuro, in genere e in specie, al predetto Ordine dei frati. minori e all’eremo camaldolese del beato Romualdo e agli eremiti di esso.

24 4. Poiché, come aggiungeva il predetto esposto, in virtù di tali lettere i frati menzionati, o uno di loro per commissione degli altri, hanno ricevuto alcuni chierici secolari e religiosi e anche laici, dando vita alla congregazione dei frati minori detti cappuccini, ed ora desiderano che tali lettere vengano confermate ed estese, ci hanno fatto pervenire umilmente la supplica che ci degniamo, per benevolenza apostolica, accondiscendere alle loro richieste.

25 5. Noi, considerando i copiosi frutti che lo stesso Ordine dei frati minori ha prodotto nella Chiesa militante fino a questo momento, confidiamo con ferma speranza che ne produrrà anche in futuro. mi Ritenendo cosa degna, perciò, impiegare i nostri benevoli favori a riguardo di quanto concerne l’incremento del medesimo Ordine, favorevoli a siffatte suppliche approviamo e confermiamo, per autorità apostolica e scienza nostra certa, le lettere di papa Clemente nostro predecessore, il cui contenuto vogliamo che si ritenga come nuovamente espresso al diletto figlio attualmente vicario generale, per un tempo determinato, della congregazione dei cappuccini, e ai frati della stessa congregazione; e ordiniamo che il loro contenuto, nel suo insieme e nelle singole parti, li riguardi come se tali lettere fossero state indirizzate alla stessa congregazione e ai frati predetti.

26 6. Con le presenti lettere, inoltre, ordiniamo e stabiliamo, con la stessa autorità e scienza, che in futuro il vicario generale dei predetti frati cappuccini, sul finire del triennio per il quale è stato eletto all’ufficio di vicario, o anche prima o dopo, a norma della Regola e delle lodevoli costituzioni[2] dei medesimi frati, possa convocare a capitolo i vicari, i discreti e i custodi di ogni provincia e custodia a lui soggette, aventi voce nella congregazione, in un luogo da stabilirsi dallo stesso vicario generale. E se qualcuno di loro non potesse intervenire al capitolo a motivo di un legittimo impedimento, potrà essere sostituito da un nunzio da loro designato, o si potrà supplire il suo voto secondo la loro consuetudine.

27 7. Essi, così radunati, possano tutte e singole quelle cose di cui sono capaci gli altri frati di detto Ordine nel loro capitolo generale, per diritto comune o consuetudinario o per privilegio: agire, ordinare, disporre, ed abbiano soprattutto la facoltà di eleggere un religioso dello stesso Ordine e congregazione in autentico vicario generale, e di presentare, per se o per altri, quanto prima sia possibile, la elezione dello stesso vicario, se si avrà il concorso della maggior parte degli elettori, al maestro generale dei prenominati frati detti conventuali,[3] come si è fatto finora e fino a quando la Sede Apostolica su questo non ordinerà diversamente.

28 8. Detto maestro generale sia tenuto a confermare il vicario eletto entro tre giorni dalla presentazione pervenutagli, concedendo e affidandogli pienamente le proprie veci, conferendogli cioè la potestà piena e libera e ogni sua facoltà sopra tutti e singoli i frati del medesimo Ordine, detti cappuccini, anche se venissero chiamati con altro nome, tanto sui superiori quanto sui sudditi; di visitarli in forma pubblica o privata; di celebrare, o provvedere che si celebrino le congregazioni nelle province e custodie a lui soggette, sia per la elezione dei vicari, dei discreti, dei custodi e dei guardiani, sia per gli altri affari utili: di ricevere nuovi luoghi, conventi ed eremi; di correggere e punire, scomunicare e assolvere, incarcerare e scarcerare i frati sudditi; costringere gli oppositori e ribelli mediante censure ecclesiastiche ed altri rimedi, sia del diritto comune sia del predetto Ordine, ricorrendo, se necessario, al braccio secolare o ecclesiastico; nonché, in genere e in specie, di fare, compiere e disporre, ordinare, amministrare e realizzare tutte quelle cose circa i frati, i conventi, le case, i luoghi e siffatti eremi, che farebbe il maestro generale di detto Ordine se visitasse personalmente i frati, i conventi, le case, i luoghi e gli eremi dei nominati frati conventuali, o fosse presente o intervenisse personalmente. Di demandare, così pure, e concedere ad altri frati che giudicherà idonei in questa materia, le medesime autorità, potestà, grazie e facoltà, in tutto o in parte, concesse dal maestro generale allo stesso vicario generale; e di provvedere che tali facoltà siano a loro volta demandate e conferite dai commissari del predetto vicario.

Trascorsi tre giorni e non giungendo la conferma all’eletto, questi sia ritenuto confermato per autorità della Sede Apostolica, con pieni poteri, sino alla elezione del successore; e durante questo tempo non possa rinunciare al suo ufficio senza che ne siano a conoscenza tutti i vicari e i discreti provinciali, o almeno la maggior parte di essi. Possa convocare, però, tutti i vicari e discreti da lui dipendenti, durante il tempo del suo mandato, nel luogo da lui designato, ogni volta che gli sembrerà opportuno.[4]

29 9. Se accadrà che il vicario generale cessi da questa vita durante il periodo del suo ufficio, oppure sia rimosso dall’ufficio, il vicario nella cui provincia egli morrà, o verrà rimosso, ne dia notizia, il più presto possibile, a tutti i definitori del capitolo generale immediatamente precedente e a tutti i vicari provinciali, e col consiglio e il consenso dei due vicari provinciali più vicini, stabilisca il luogo e il tempo, se già non fossero stati designati o dal capitolo generale o dallo stesso vicario prima di morire, e convochi tutti coloro che devono essere convocati, per procedere alla elezione del successore. Durante la vacanza eserciti l’ufficio di tale vicaria, per autorità della Sede Apostolica, il primo dei predetti definitori, e, venendo meno questi, il secondo, e così, in successione, gli altri, con la pienezza della predetta potestà.[5]

30 10. Lo stesso valga per i vicari provinciali, qualora accada che vengano a morire o siano rimossi dall’ufficio. Le province siano rette e governate dal primo e, successivamente, dagli altri definitori del capitolo immediatamente anteriore, come si è detto sopra del vicario

generale, salva sempre, e riservata al vicario generale, la sopradetta potestà.

31 11. Tanto il maestro anzidetto, quanto il ministro generale dell’Ordine dei minori, e qualsiasi altro fra i ministri o maestri provinciali o altri frati di tale Ordine, siano detti conventuali, o della «famiglia», ossia osservanti, non ardiscano né presumano muovere molestie o impedimenti, fino a tanto che la Sede Apostolica non avrà ordinato diversamente, sia al predetto vicario generale e agli altri vicari, sia a qualsiasi frate della medesima congregazione detta dei cappuccini, sotto pena di scomunica lata sententiae, della privazione dell’ufficio e di tutti gli atti legittimi.

Il predetto maestro generale, fino a che la Santa Sede non avrà disposto diversamente, può visitare e correggere personalmente soltanto il vicario generale predetto, i frati, la casa, il luogo, l’eremo dei medesimi frati detti cappuccini, richiamando, con pietà, bontà e carità, ad una maggiore santità di vita.

E se trovasse qualcuno colpevole, il che non avvenga, possa correggere, punire, imporre penitenze e ammende secondo la qualità del delitto, in questo modo: se si trattasse del vicario generale, dietro consiglio e assenso dei vicari provinciali; se si tratta di altri frati, dietro consiglio e assenso della parte più numerosa e più sana dei frati della casa, dell’eremo, del luogo o del convento visitati, all’interno di essi e non all’esterno.

Circa il regime e il governo dei predetti frati, chiamati cappuccini, oltre quanto si è detto, non s’ingerisca.

32 12. Proibiamo severamente a qualunque persona di qualsiasi condizione, sotto pena di scomunica latae sententiae, che si incorre al momento del fatto, di portare l’abito che sono soliti indossare detti frati, se non sarà sotto l’obbedienza e il governo del predetto vicario generale pro tempore.

33 13. Aderendo inoltre al comportamento, in questa materia, di papa Pio II, egli pure nostro predecessore, il quale interpretò allora e dichiarò in favore della famiglia dell’Osservanza, che quando la Sede Apostolica aveva voluto e decretato, a seguito di precise considerazioni giuste e sante, che il ministro generale fosse generale di tutto l’Ordine, che i vicari provinciali tenessero il luogo di ministri, gli stessi vicari che governavano e ai quali i frati ubbidivano in virtú della loro professione fossero, e rimanessero in perpetuo, loro veri e sicuri ministri, avendoli intesi come tali il beato Francesco fondatore del l’Ordine predetto, fino a quando la medesima Sede Apostolica, arbitra in materia, non avesse stabilito di ordinare ciò in altra forma; ed essere diversi dai ministri, tali vicari, solo di nome; e che coloro che a tali vicari obbedivano secondo la decisione dell’anzidetta Sede osservavano pienamente e in modo perfetto la loro Regola, specialmente in quella parte in cui si legge: «Comando fermamente a tutti i frati, che obbediscano ai loro ministri», dichiariamo e decretiamo, con le predette autorità e scienza, che fino a quando non sarà stabilito diversamente dalla sopraddetta Sede su quanto è premesso, detti frati cappuccini, obbedendo ai loro vicari, soddisfino pienamente e in modo perfetto alla Regola, come avvenne in ordine ai vicari della « famiglia» a seguito della deliberazione del predetto nostro predecessore Pio II, di cui si è detto.[6]

34 14. Con questi scritti apostolici, pertanto, ordiniamo a tutti e singoli i venerabili nostri fratelli patriarchi, arcivescovi e vescovi, e ai diletti figli abbati, priori e alle altre persone costituite in una dignità ecclesiastica, che essi, o due o uno di loro, personalmente o per mezzo di altri, dove e quando sarà necessario e ogni volta che ne saranno richiesti da parte de predetti vicari e frati cappuccini, o di qualcuno di loro, pubblichino solennemente le presenti lettere e il loro contenuto, e assistano gli stessi, come è premesso sopra, e provvedano con fermezza, per nostra autorità, che le stesse lettere, e il loro contenuto, siano osservate, e che i singoli, a cui esse sono destinate, ne possano usufruire pacificamente.

Né permettano, inoltre, che essi vengano molestati, inquietati, turbati da chicchessia, contro il contenuto delle presenti lettere.

Reprimano gli oppositori di qualunque genere, e i ribelli, mediante censure ecclesiastiche ed altri opportuni rimedi del diritto, senza facoltà di appello; aggravando a più riprese le censure e le pene, ed invocando pure, se ce ne sarà bisogno, il braccio secolare.

35 15. Non sono di impedimento né la costituzione apostolica di Bonifacio VIII, nostro predecessore, emanata in una dieta e, nel concilio generale, in due diete, altre costituzioni apostoliche, privilegi d’ogni genere, indulti apostolici di qualsiasi tenore e forma e con qualsiasi clausola o decreto: che vogliamo non suffraghino in nessun modo contro quanto è premesso; nonostante ancora qualunque altra cosa in contrario, compreso un eventuale indulto concesso dalla Sede predetta a qualcuno, in comune o personalmente, secondo il quale dette persone non possano essere interdette, sospese o scomunicate mediante lettere apostoliche, le quali non facciano menzione piena ed espressa, parola per parola, di siffatto indulto.

16. Vogliamo ancora che alle trascrizioni delle presenti lettere, sottoscritte per mano di un notaio pubblico e munite del sigillo di una persona rivestita di una dignità ecclesiastica, o di un canonico di qualsiasi cattedrale, si presti quella fede, tanto in tribunale quanto fuori, che si presterebbe alle presenti, se fossero esibite o prodotte.

36 17. A nessuno sia dunque lecito, fra gli uomini, infrangere questa nostra pagina di approvazione, conferma, prescrizione, disposizione, divieto, dichiarazione, comando, intenzione e di decisioni, od opporsi, con ardire temerario, ad essa.

Se qualcuno ardirà attentare ciò, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei beati apostoli Pietro e Paolo.

Dato a Roma, presso S. Marco, l’anno dell’incarnazione del Signore 1536, il 25 agosto, secondo anno del nostro pontificato.


PAULUS EPISCOPUS

SERVUS SERVORUM DEI

Ad perpetuam rei memoriam.

1. Exponi nobis nuper fecerunt dilecti filii vicarius modernus et fratres Ordinis minorum capuccinorum nuncupatorum, quod, postquam felicis recordationis Clementi papae Septimo, predecessori nostro, pro parte nonnullorum tunc expressorum fratrum Ordinis minorum, expositum fuerat, se desiderare pro animarum suarum salute ac Dei gloria eremiticam vitam ducere, et quantum humana patiebatur fragilitas, Regulam beati Francisci observare, dilectus filius magister provincialis provincia Marchiae Anconitanae Ordinis minorum conventualium nuncupatorum, ad romanam curiam accedendi et ab ipso Clemente predecessore a Sede Apostolica, quaecumque ad animarum suarum salutem ac Dei gloriam petendi et impetrandi licentiam eis concesserat, ac bonae memoriae Andreas tituli Sanctae Priscae dum viveret, presbyter cardinalis et dicti Ordinis protector, tunc in humanis agens, eis, ut similem impetrationem facerent: ita tamen quod unum ex eorum consortio, omnium ipsorum nomine, magistro provinciali su capitulo provincie dictorum fratrum conventualium nuncupatorum, in qua habitarent, singulis annis in signum subiectionis presentare tenerentur; et ipse magister, si sibi videretur, semel in anno, et non ultra, eos visitare et si ipsos inveniret Regulam praedictam non observare, ad eam plenius observandam eos monere ac debitis modis compellere posset.

2. Praeter id autem, nec eos de loco ad locum transferre, nec aliquid aliud eis iniungere, aut ab eis exigere valeret, sed potius eos tueri et defendere conaretur, ut in pace possent Altissimo famulari, prout in protectoris et magistri provincialis praedictorum patentibus litteris desuper confectis plenius dicebatur contineri.

3. Idem Clemens predecessor litteras praedictas et in eis contenta quae. cumque, pro expressis habens, ipsorum fratrum in ea parte supplicationibus inclinatus, eis, ut secundum Regulam praedictam vitam eremiticam ducere, et habitum cum caputio quadrato gestare, necnon omnes tam clericos saeculares ey presbyteros quam laicos ad eorum consortium recipere, ac tam ipsi, quam alii sic recipiendi, barbam deferre, et ad eremitoria seu loca alia quaecumque cumque cum consensu dominorum eorundem locorum se conferre et in eis habitare, vitamque austeram et eremiticam inibi agere et in quibuscumque locis mendicare, necnon omnibus et singulis privilegis, indultis et gratis Ordini fratrum minorum praedictorum ac eremo camaldulensi beati Romualdi illiusque eremitis, in genere vel in specie, eatenus concessis et in posterum concedendis aeque principaliter uti, potiri et gaudere libere et licite valerent, per suas tam sub plumbo quam in forma brevis litteras facultatem concessit, prout in ipsis plenius continetur.

4. Cum autem, sicut eadem expositio subiungebat, litterarum predictarum vigore, nonnulli clerici saeculares et regulares ac laici, ab ipsis fratribus, ut praefertur, nominatis, vel uno ex eis ac ab aliis de ipsorum commissione recepti, congregationem fratrum Ordinis minorum capuccinorum nuncupatorum constituerint, ipsique fratres cupiant litteras praedictas, quoad infrascripta confirmari et extendi; et propterea nobis humiliter supplicari fecerint, ut huiusmodi eorum votis annuere de benignitate apostolica dignaremur.

5. Nos attendentes uberes fructus, quos Ordo ipse minorum in agro militantis Ecclesiae hactenus produxit et in posterum producturum spe firma speramus, ac dignum censentes ut circa ea, quae ipsius Ordinis incrementum concernunt, benignos favores impendamus, huiusmodi supplicationibus inclinati, litteras Clementis predecessoris huismodi, quarum tenore preaesentibus haberi volumus pro expressis, auctoritate apostolica, ex certa nostra scientia, per praesentes approbantes et confirmantes, illas dilecto filio moderno et pro tempore exsistenti vicario generali congregationis capuccinorum huiusmodi ac ipsius congregationis fratribus, perinde ac si ille eisdem congregationi et fratribus directae fuissent, quoad omnia et singula, in ipsis litteris contenta, suffragari debere decernimus.

6. Et nihilominus auctoritate et scientia similibus, per easdem praesentes statuimus et ordinamus, quod deinceps vicarius generalis ipsorum fratrum capuccinorum circa finem trienni, ex quo ad officium vicariatus huiusmodi electus fuerit, vel etiam prius aut posterius, iusta praefatae Regulae tenorem ac ipsorum fratrum laudabiles constitutiones, vicarios, discretos et custodes vocem congregationis habentes, quarumlibet provinciarum et custodiarum sibi subiectarum, in loco per ipsum vicarium generalem deputando, ad capitulum convocare possie: quorum si qui legitimo impedimento detenti, ipsi capitulo interesse non potuerint, per nuntios ab eis deputatos, vel suppletis votis eorum, iuta ipsorum consuetudinem, presentia suppleatur.

7. Qui sic congregati omnia et singula, quae ali fratres dicti Ordinis in eorum generali capitulo de iure vel consuetudine et ex privilegiis possint, faciendi, ordinandi et disponendi, et potissime eligendi unum religiosum eiusdem Ordinis ac congregationis in eorum similem vicarium generalem facultatem habeant; et ipsius vicarii electionem, si a maiori parte eligentium celebretur, quamprimum commode fieri poteri, generali magistro dictorum fratrum conventualium nuncupatorum, sicut hactenus servatum fuit, donec aliud desuper ordinatum a Sede Apostolica fuerit, praesentent seu praesentari faciant.

8. Ipseque generalis magister, intra triduum a presentatione sibi facta, ipsum electum vicarium confirmare teneatur, concedendo ei et committendo plenarie vices suas, tribuendo videlice liberam potestatem et autoritatem, ac omnimodam facultatem suam super omnes et singulos fratres eiusdem Ordinis capuccinos nuncupatos, etiam, si alio quovis nomine nuncupentur, tam in capitibus quam in membris, publice et privatim visitandi, congregationes in provincils et custodiis omnibus eis subiectis, sive pro electione vicariorum, discretorum, custodum et guardianorum, sive pro alis utilibus negotiis faciendi seu fieri faciendi, nova loca, conventus seu eremitoria recipiendi, fratres subditos corrigendi et puniendi, excommunicandi et absolvendi, incarcerandi et a carceribus liberandi; contradictores et rebelles per censuras ecclesiasticas et alia iuris et dicti Ordinis remedia, etiam per invocationem brachii saecularis vel ecclesiastici, si opus fuerit, compescendi; ac generaliter specialiterque omnia et singula circa fratres, conventus, domos, loca et eremitoria huiusmodi faciendi, exercendi et disponendi, ordinandi, administrandi et statuendi, quae generalis magister dicti Ordinis circa frattes, conventus, domos, loca et eremitoria fratrum conventualium nuncupatorum facere posset, si personaliter adesset, vel interesset. Ac easdem auctoritatem, potestatem, gratias et facultates per ipsum magistrum generalem eidem vicario generali concessas, vel earum partem, aliis fratribus, quos ad haec iudicaverit idoneos, committendi et concedendi; necnon per ipsos praedicti vicarii commissario committi et concedi faciendi.

Et triduo elapso et electo non confirmato, idem electus pro confirmato Sedis Apostolicae auctoritate, cum plenaria potestate huiusmodi, usque ad successoris electionem habeatur, et intra hoc tempus, officio suo sine scitu omnium vicariorum et discretorum provincialium, aut maioris partis eorumdem, renuntiare nequeat. Possit tamen convocare omnes vicarios et discretos sibi subiectos infra tempus offici sui in loco per ipsum deputando, quoties sibi opus visum fuerit.

9. Si vero generalis vicarius infra sui officii tempus ex hac luce migraverit, seu alias ab officio amotus fuerit, vicarius, in cuius provincia mori vel amoveri contigerit, nuntiet, quam citius poterit, omnibus definitoribus capitu-li generalis immediate precedentis et omnibus vicaris provincialibus, et de consilio atque consensu duorum vicariorum proximorum determinet locum et tempus, nisi fuissent per generale capitulum vel per praedictum vicarium ante obitum ipsius et amotionem deputata, et convocet, qui fuerint evocandi, pro successoris vicarii electione celebranda; quo vacationis tempore, auctoritate Sedis praedictae exerceat officium vicariatus huiusmodi primus definitorum praedictorum, vel, ipso deficiente, secundus, et sic de alis successive cum plenaria potestate premissa.

10. Et hoc idem censeatur de vicaris provincialibus, cum eos mori vel amoveri contigerit, ac provincias regi et gubernari per primum et alios definitores successive capituli provincialis immediate praecedentis, prout supra de vicario generali statutum exstitit, salva semper et reservata praedicti vicarii generalis, ut praemittitur, potestate.

11. Generalis vero tam magister praedictus, quam minister Ordinis minorum huiusmodi, aut quisquam ministrorum seu magistrorum provincialium seu aliorum fratrum dicti Ordinis tam conventualium quam de familia, sive de Observantia nuncupatorum, donec aliter per Sedem predictam ordinatum fuerit, predicto vicario generali, seu ceteris vicariis, vel cuipiam fratri eiusem congregationis de capuccinis nuncupatae molestiam seu impedimentum aliquod inferre non audeat, nec presumat, sub poena excommunicationis latae sententiae, privationis offici omniumque actuum legitimorum.

Nisi quod praefatus magister generalis, donec aliter per ipsam Sedem ordinatum fuerit, per se dumtaxat personaliter visitare et corrigere possit et valeat praedictum vicarium generalem, seu fratres, domum, locum, et eremitorium eorumdem fratrum capuccinorum nuncupatorum, pie, benigne et caritative ad meliorem frugem provocando.

Et si quemquam, quod absit, repererit criminosum, ipsum vicarium de consilio et assensu maioris partis vicariorum praemissorum, ceteros vero de consilio et assensu maioris et sanioris partis fratrum domus, eremitorii, loci vel conventus visitatorum, in eodem loco et non extra, corrigere valeat et punire, panitentiare et emendare, secundum quod delicti qualitas exegerit faciendum.

De regimine vero ac cura praedictorum fratrum capuccinorum nuncupatorum, se aliter non intromittat.

12. Districtius inhibentes quibuscumque personis, cuiuscumque conditionis exsistant, sub excommunicationis lata sententiae poena, e ipso incurrenda, ne habitum per eos deferri solitum, nisi sub praefati vicari generalis pro tempore exsistentis, oboedientia et cura permaneant, gestare quoquo modo praesumant.

13. Insuper vestigiis piae memoriae Pii papae secundi etiam predecessoris nostri, in hac parte inhaerendo, qui alias ex certis causis, auctoritate apostolica, ex certa scientia in favorem familiae de Observantia interpretatus est et declaravit quod, cum Apostolica Sedes generalem totius Ordinis minorum, ministrum generalem et provinciales vicarios ministrorum loco, certis, piis ac sanctis respectibus esse voluisset ac decrevisset, vicarii ipsi, qui illis pracessent, et quibus ipsi ex debito eorum professionis oboediebant, veri et indubitati ipsorum ministri, cum tales beatus Franciscus, dicti Ordinis institutor, eos esse intendisset, quoadusque praefata Sedes, in cuius arbitrio consistebat, aliud alio respectu ordinare statuisset, essent et perpetuo forent, differentes a praedictis ministris solo nomine, eosque, qui dictis vicaris oboedirent, secundum dictae Sedis determinationem, eorum Regulae et praecipue in ea parte, ubi erat: «Praecipio firmiter fratribus universis, ut oboediant suis ministris», plene et integre satisfacere, auctoritate et scientia praedictis declaramus et decernimus quod, done aliter super praemissis per praefatam Sedem

ordinatum fuerit, fratres capuccini predicti eorum vicariis, prout de vicarisv«familiae» per dictum Pium predecessorem, ut praefertur, statutum fuerat, obediendo, plene et integre praefatae Regulae satisfaciant.

14. Quocirca universis et singulis venerabilibus fratribus nostris patriarchis, archiepiscopis et episcopis, necnon dilectis filis abbatibus, prioribus et aliis personis in dignitate eclesiastica constitutis, per apostolica scripta mandamus, quatenus ipsi, vel duo, aut unus eorum per se vel alium seu alios, presentes litteras, ac in eis contenta quecumque, ubi et quando opus fuerit, ac quoties pro parte vicariorum et fratrum capuccinorum predictorum, sive alicuius eorum, fuerint desuper requisiti, solemniter publicantes, eisque in praemissis efficacis defensionis presidio asistentes, faciant auctoritate nostra presentes litteras et in eis contenta huiusmodi firmiter observari, ac singulos, quos presentes concernunt, illis pacifice gaudere.

Non permittentes eos desuper per quoscumque contra praesentium tenorem quomodolibet molestari, inquietari seu perturbari.

Contradictores quoslibet et rebelles per censuram ecclesiasticam et alia opportuna iuris remedia appellatione postposita, compescendo ac censuras et poenas ipsas iteratis vicibus aggravando, invocato etiam ad hoc, si opus fuerit, auxilio brachii saecularis.

15. Non obstantibus praemissis ac recolendae memoria Bonifaci Papae VIII similiter predecessoris nostri de una et concilii generalis de duabus dietis, ac aliis apostolicis constitutionibus; necnon quibusvis privilegüis et indultis apostolicis sub quibusvis tenoribus et formis ac cum quibusvis clausulis et decretis, quae adversus praemissa nullatenus suffragari volumus, ceterisque contrariis quibuscumque: aut si aliquibus communiter, vel divisim ab eadem sit Sede indultum, quod interdici, suspendi, vel excommunicari non possint, ler literas apostolicas non facientes plenam et expressam, ac de verbo ad verbum de indulto huiusmodi mentionem.

16. Volumus autem, quod presentium transumptis, manu publici notari subscriptis, et sigillo alicuius persona in dignitate eclesiastica constitutae, seu canonici alicuius cathedralis eclesiae munitis, eadem fides in iudicio, et extra, adhibeatur, que presentibus adhiberetur, si essent exhibitae vel ostensae.

17. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostrae approbationis, confirmationis, statuti, ordinationis, inhibitionis, declarationis, mandati, voluntatis et decretorum infringere, vel ei ausu temerario contraire. Si qui autem hoc attentare praesumpserit, indignationem omnipotentis Dei ac beatorum Petri et Pauli apostolorum eius se noverit incursurum.

Datum Romae apud S. Marcum, anno Incarnationis Dominicae millesimo quingentesimo trigesimo sexto, octavo Kalend. septembris, pontificatus nostril anno secundo.

  1. Ossia del card. Andrea della Valle e del conventuale Ludovico Santoni da S. Leo. Cf. supra, doc. 1.
  2. Cf. Cost. 1536, n. 103 (cf. n. 316); Rb 8, 4 (FF n. 96).
  3. Cf. Cost. 1536, n. 10 (cf. n. 160).
  4. Tutte queste facoltà erano state desunte, quasi ad litteram, dalla bolla Ut sacra che Eugenio IV aveva concesso agli osservanti il 12 gennaio e il 23 luglio 1446. Cf. BF I, n.s., 497-500 (n. 1007).
  5. Cf. Cost. 1536, n. 105 (cf. n. 339).
  6. Si tratta della bolla Circa regularis observantiae professores che Pio II il 12 gennaio 1464 indirizzò agli osservanti. Cf. BF II, n.s., 618s (n. 1193).