2. BREVE «PASTORALIS OFFICII CURA» DI CLEMENTE VII

PARTE PRIMA SEZIONE PRIMA

EDIZIONE DEI DOCUMENTI PONTIFICI

Traduzione e note di
RENATO GASTALDI
e
COSTANZO CARGNONI

I FRATI CAPPUCCINI. Documenti e Testimonianze del Primo Secolo. A cura di COSTANZO CARGNONI. Roma 1982, 70-74.

2. BREVE «PASTORALIS OFFICII CURA» DI CLEMENTE VII

Roma, 15 aprile 1534. I cappuccini, secondo i delatori, osservando la Regola alla perfezione e non secondo le dichiarazioni pontificie, conducono una vita tanto rigida, quasi disumana, da creare tra gli osservanti gravissimi dubbi sul loro modo di osservare la Regola. Per togliere ogni motivo di scandalo, si ordina, sotto pena di scomunica, che gli osservanti passati ai cappuccini tornino, entro quindici giorni, ai loro conventi di origine.

Fonte: AGO, BA 220, n. 349a, copia; edito in Eduardus Alenc., De primordis, 116s e in AM XVI, Addenda, 794-796.

10 Al nostro venerabile fratello Andrea della Valle, cardinale vescovo di Palestrina.

Fratello nostro venerabile, salute.

11 1. La sollecitudine pastorale del nostro ufficio ci spinge a prestare diligente attenzione a quelle cose mediante le quali i singoli religiosi, e in modo particolare i professi degli Ordini mendicanti, che servono il Signore nella veste della povertà volontaria, rimossa ogni sorta di scandalo e di turbamento, sono in grado di offrire all’Altissimo un servizio diligente e gradito.

12 2. Abbiamo appreso, infatti, che alcuni professi dell’Ordine dei frati minori detti della regolare Osservanza, con la pretesa di osservare la Regola del beato Francesco alla perfezione, non già secondo le dichiarazioni emanate finora dai romani pontefici nostri predecessori, ma secondo il suo senso letterale,[1] si sono allontanati dalle proprie case dell’Ordine e dell’Osservanza predetti, trasferendosi in altre case e luoghi, talvolta del medesimo Ordine, dove, denominandosi frati cappucciati, conducono una vita cosí austera e rigida, quasi disumana, da provocare un gravissimo turbamento e scandalo degli altri professi dello stesso Ordine, i quali temono, per tale motivo, di non soddisfare neppure loro alla Regola.[2]

13 3. Volendo noi rimediare, quanto col Signore ci è possibile, a ciò che è premesso e recidere ogni materia di scandalo, per nostra autorità tu cerca e ammonisci nel Signore tutti e singoli i professi di detto Ordine dei frati minori della regolare Osservanza, viventi al presente con la veste, le consuetudini e il comportamento dei medesimi frati cappucciati; a tutti e a ognuno di loro comanda risolutamente, nondimeno, in virtú di santa obedienza e sotto pena di scomunica latae sententiae, in cui vogliamo e stabiliamo che essi incorrano immediatamente se non obbediranno realmente e effettivamente, ritornando ognuno di loro, entro quindici giorni alle case di detto Ordine, che abbandonarono nell’allontanarsi. Assegnerai ad essi e ad ognuno di loro tre termini per ogni ammonizione canonica: cinque giorni per la prima, cinque per la seconda e cinque, termine perentorio, per la terza. Stabiliamo che essi possano ritornare liberamente sotto l’ubbidienza di quei superiori, senza subire molestia di sorta da parte dei propri superiori; e con il loro ritorno reale ed effettivo, e l’essersi conformati nell’abito, nel modo di vivere e nell’osservanza agli altri

professi del medesimo Ordine, detto dell’ Osservanza, cessi ogni esenzione.

14 4. Nondimeno renderai noti, personalmente o per mezzo di altri,[3] tutti e singoli coloro, compresi nelle presenti nostre lettere e non ottemperanti alle ammonizioni e ai tuoi relativi comandi, ai quali accadrà di incorrere nella predetta sentenza di scomunica al presente come per il futuro; gli scomunicati poi li denunzierai pubblicamente, e li farai denunziare per altri, fino a che tali scomunicati non meriteranno di ottenere il beneficio dell’assoluzione dalla predetta sentenza di scomunica.

E nondimeno procurerai di inasprire la predetta sentenza di scomunica, rispettando i termini stabiliti in materia, rinnovando, mediante processi, la predetta sentenza di scomunica, invocando pure, se sarà il caso, l’intervento del braccio secolare.

15 5. Non sono di ostacolo costituzioni e disposizioni apostoliche, né clausole e consuetudini del predetto Ordine, anche se rafforzate da giuramento, da conferma apostolica o da vincolo di qualsiasi genere; né privilegi, indulti, lettere apostoliche, anche sotto forma di breve, concessi a detti frati cappucciati, sotto qualsiasi forma ed espressione verbale e con qualsiasi genere di deroga alle deroghe e alle invalidità; né altri decreti contrari di qualsiasi genere, concessi confermati rinnovati in qualsiasi modo; anche se dalla Sede Apostolica sia stato concesso a tali frati, detti cappucciati, o ad altri qualsiasi, separatamente o in comune, che non possano venire interdetti, sospesi o scomunicati mediante lettere apostoliche che non contengano menzione espressa di tale indulto, parola per parola.

Dato a Roma, 15 aprile 1534, anno decimo primo di pontificato.


CLEMENS PP. VII

Venerabili fratri nostro Andreae episcopo Praenestinensi, cardinali de Valle nuncupato.

Venerabilis frater noster, salutem.

1. Pastoralis offici cura nos admonet, ut ad ea diligenter intendamus per quae singuli religiosi, et praesertim Ordinum mendicantium professores, qui sub voluntariae paupertatis habitu Domino militant, semotis perturbationibus et scandalis universis, gratum et sedulum impendere valeant Altissimo famulatum.

2. Accepimus siquidem quod nonnulli Ordinis fratrum minorum regularis Observantiae nuncupatorum professores, pretendentes se velle Regulam beati Francisci ad unguem, iuxta eius litteralem sensum, et non declarationes super illa hactenus per romanos pontifices praedecessores nostros editas, observare, a propriis Ordinis et Observantiae huiusmodi domibus recedentes, ad diversas alias domos et loca, etiam eiusdem Ordinis, se transtulerunt, et inibi se fratres capuciatos nuncupantes, vitam admodum austeram et rigidam ac fere non humanam ducunt, in maximam aliorum ipsius Ordinis professorum, qui propterea dubitant se Regulae pariter non satisfacere, perturbationem et grave scandalum plurimorum.

3. Nos igitur volentes, praemissis, quantum cum Domino possumus, occurrere et materiam scandalorum amputare, omnes et singulos dicti Ordinis fratrum minorum regularis Observantiae professores, sub habitu et moribus ac observantia eorumdem fratrum capuciatorum ad praesens viventes, auctoritate nostra requiras et moneas in Domino: eis et eorumdem singulis, nihilominus, in virtute sanctae obedientiae, et sub excommunicationis latae sententiae poena, quam eos, nisi realiter et cum effectu paruerint, eo ipso incurrere volumus et declaramus, districte precipiendo mandans, quatenus infra XV dies post monitionem tuam praedictam, eis et eorum cuilibet personaliter faciendam, immediate sequentes, quorum quinque pro primo, quinque pro secundo, et reliquos pro tertio et peremptorio termino a monitione canonica, eis et eorum cuilibet assignes, debeant et quilibet eorum debeat ad domos dicti Ordinis, quas in eorum recessu reliquerunt et ad quas eos, absque e quod per superiors suos praemissorum occasione quovis modo molestari possint, libere redire posse decernimus, sub illorum superiorum obedientia, omni exemptione cessante, realiter et cum effectu redisse, et se habitui et moribus ac observantiae aliorum ipsius Ordinis professorum de Observantia nuncupatorum omnino conformasse.

4. Et nihilominus per te vel alium seu alios, omnes et singulos, sub praesentibus nostris comprehensos, monitione et mandatis tuis huiusmodi non parentes, et quos excommunicationis sententiam praedictam incurrere continget, ex nunc prout ex tunc, et contra excommunicatos tamdiu publice nunties et facias ab alis nuntiari, donec ipsi sic excommunicati ab huiusmodi excommunicationis sententia absolutionis beneficium meruerint obtinere. Et nihilominus terminis super lis habendis servatis, processibus sententiam excommunicationis praedictam iteratis vicibus aggravare procures, invocato etiam ad hoc, si opus fuerit, auxilio brachii saecularis.

5. Non obstantibus constitutionibus et ordinationibus apostolicis ac dicti Ordinis etiam iuramenti confirmatione apostolica vel quavis firmitate alia roboratis clausulis et consuetudinibus, privilegiis quoque indultis et litteris apostolicis etiam in forma brevis eisdem fratribus capuciatis sub quibuscumque verborum formis et expressionibus et cum quibuscumque etiam derogatoriarum derosatorits irritantibusque et alits decretis quomodolibet concessis confirmatis et innovatis, contrariis quibuscumque etiam si eisdem fratribus caputiatis nuncupatis, vel quibusvis aliis communiter vel divisim a Apostolica Sede sit indultum quod interdici, suspendi vel excommunicari non possint, per litteras apostolicas non facientes plenam et expressam ac de verbo ad verbum de indultu huiusmodi mentionem.

Datum Romae, die XV aprilis MDXXXIV, anno pontificatus undecimo.

  1. Cosí verranno qualificati i cappuccini, in genere, dagli osservanti, ingenerando per questo il dubbio di una loro diretta dipendenza dagli Spirituali e da Giovanni della Valle, i cui seguaci erano stati ugualmente rimproverati di turbare le coscienze con il tenore di vita da essi scelti. Cf. BF VI, 139, n. 245. – Si vedano poi i giudizi di alcuni osservanti nella sez. I della parte II, specie la definizione che dà dei cappuccini Francesco Gonzaga (doc. 12, nn. 1997-98). Per il vero significato dell’osservanza letterale della Regola inteso dai cappuccini cf. piú avanti, la sez. III che tratta dei commenti cappuccini alla Regola.
  2. Questo veramente fu il motivo che aveva spinto Giovanni da Fano a scrivere contro i cappuccini e a tranquillizzare gli Osservanti «stimolati», pubblicando nel 1527 in Ancona il suo primo Dialogo (cf.parte II, sez. I, doc. 1).
  3. Dalla minuta appare che questo incarico venne dapprima affidato al vescovo di Bisignano Fabio Arcella e al suo vicario. Ma il vescovo allora si trovava a Napoli in qualità di nunzio. Cf. Eduar. Alenconiensis, De primordis, 117 nota 1. – Il card. protettore A. della Valle si sa, poi, che non fece nulla (cf. supra, in corrispondenza alla nota 30), anche se non mancò di scrivere di suo pugno alla fine del breve: «Videtur concedendum. A. cardinalis de Valle, protector».