SPIRITUALITÀ E APOSTOLATO DEI PRIMI CAPPUCCINI

PARTA SECONDA

STORIA E CRONACA

SEZIONE TERZA

SPIRITUALITÀ E APOSTOLATO

DAI CARTEGGI DEI PRIMI CAPPUCCINI (1536 – 1628)

INTRODUZIONE

TESTI E NOTE

a cura di

CALLISTO URBANELLI

I FRATI CAPPUCCINI. Documenti e Testimonianze del Primo Secolo. Vol. II. A cura di COSTANZO CARGNONI. Roma 1982, 821-822.

Si sa che tra le fonti documentarie i carteggi occupano un posto di primaria importanza, poiché da essi è dato conoscere la personalità dell’autore, le sue aspirazioni e l’attività da lui svolta. Si può asserire che in nessun altro componimento letterario si riflette, con maggiore fedeltà, l’animo dello scrivente.

Sul valore storico di tali documenti nessuno ha mai fatto delle riserve. Sono autentici tesori ove si possono trovare informazioni di primo piano e di particolare interesse. Si comprende perciò l’importanza che è stata data dagli storici a queste fonti. Per tali ragioni si è ritenuto opportuno inserire in questa raccolta una silloge di lettere di questi religiosi, perché da esse si possa avere una testimonianza diretta dello spirito da cui erano animati, della loro dimensione spirituale e culturale e dell’azione apostolica svolta.

Si può credere che rilevante sia stato il numero delle lettere scritte dai cappuccini nel ‘500. Basti pensare al numero dei religiosi e a quello delle fondazioni per rendersi conto del ricorso continuo a prelati e ad autorità pubbliche per ottenere aiuti necessari alla loro vita quotidiana e al loro apostolato.

Tuttavia, nonostante ciò, finora si può disporre di un numero molto limitato di lettere da essi scritte. Le ricerche compiute sino ad oggi sono state eseguite senza un programma unitario e non in tutte le direzioni possibili. Sono ancora tanti gli archivi e le biblioteche da esplorare. Il motivo di tale lacuna, nelle fonti documentarie riguardanti la storia dei cappuccini, è da attribuire, almeno in parte, alle difficoltà inerenti a tale lavoro e alla mancanza di una organizzazione redazionale efficiente.

Di tanti cappuccini, che ebbero una parte di rilievo nelle vicende del loro Ordine e che perciò, per ragione del loro ufficio furono in corrispondenza con varie persone, non si dispone di alcun autografo. Basti pensare a Ludovico da Fossombrone che fu l’animatore della riforma di cui non è stato possibile finora rintracciare qualche scritto. Di Giovanni da Fano, di Bernardino d’Asti, di Eusebio d’Ancona, di Bernardino da Montolmo, di Giuseppe da Ferno, che ebbero una parte preponderante nell’affermazione della nuova famiglia francescana, e nel determinare la fisionomia, si hanno pochissime lettere. Per i cappuccini della seconda generazione, quali Mario da Mercato Saraceno, Bonaventura da Reggio Emilia, Girolamo da Pistoia, Girolamo da Montefiore, Mattia da Salò e alcuni altri si può disporre di un numero discreto delle loro missive.

È invece rilevante la corrispondenza di quelli della terza generazione e fra essi, per citare qualche esempio, sono da ricordare san Lorenzo da Brindisi e il beato Benedetto da Urbino.

La maggior parte di queste lettere ordinariamente sono da ritenere scritture di immediato interesse pratico: sono, cioè, la risposta a particolari richieste o dànno notizie su fatti attinenti alla vita quotidiana dell’Ordine. Scarse le missive che hanno per oggetto esclusivo problemi di vita spirituale. Sono redatte di una prosa arida e scarna, priva di qualsiasi intento e spessore letterario. Perciò sarebbe errato volere ricercare in tali scritti una rappresentazione unitaria della vita e attività dei cappuccini delle prime generazioni. Si ha invece un insieme di frammenti da cui è possibile cogliere alcuni aspetti della fisionomia della riforma cappuccina.

Nonostante i limiti accennati, questi documenti sono da ritenere una fonte insostituibile per una testimonianza coeva della vita della nuova famiglia francescana. Tali missive, infatti, lumeggiano la personalità degli autori, fanno conoscere i loro programmi di azione e informano, nella loro prima e immediata evidenza, l’impatto da essi avuto con la realtà pratica. In particolare si può asserire che queste fonti manifestano gli aspetti caratterizzanti la vita e la spiritualità dei primi cappuccini, la povertà integrale da essi praticata, il loro zelo per la salute spirituale dei fedeli, l’intenso e fecondo apostolato svolto in mezzo alla società del tempo, il vivissimo e fattivo interesse per le classi disagiate e per gli emarginati e, in generale, per un vero e profondo rinnovamento della vita cristiana degli uomini del loro tempo.